Studio Sindone
Novità e nuove ricerche
La Sindone continua a essere una "provocazione all'intelligenza" (Giovanni Paolo II°) e per la scienza un "oggetto impossibile". Impossibile, persino da falsificare. Provate a contare le colonne dell'edificio a destra: vi accorgerete che un oggetto è impossibile quando può essere disegnato o rappresentato solo bidimensionalmente, ingannando l'occhio con un gioco di prospettive, ma non può essere costruito nella realtà oggettiva tridimensionale, essendo in contrasto con le leggi della geometria. Ma la Sindone non è un dipinto, esiste nel concreto e non è opera di un falsario medioevale.
Questo è il responso che ha dato l'Enea con eleganza e altrettanta chiarezza dopo cinque anni di studi spesi «allo scopo di individuare i processi fisici e chimici in grado di generare una colorazione simile a quella dell’immagine sindonica» di un tessuto di lino tramite una radiazione al laser ultravioletto. I responsabili, i professori Di Lazzaro, Murra, Santoni, Nichelatti e Baldacchino, a capo dell' "International Workshop on the Scientific Approach to the Acheiropoietos Images", confermano che se anche uno solo degli esperimenti fosse riuscito (in particolare per il Volto), si sarebbe aperta la possibilità di dimostrare che la Sindone potesse essere un «manufatto» realizzato dopo il I° secolo.
Ma nei tentativi di riproduzione si sono riscontrate due caratteristiche incompatibili con l'immagine sindonica: una colorazione del tessuto troppo profonda e filamenti di lino carbonizzati. Ricordiamo infatti che la colorazione della Sindone è appena superficiale (un quinto di millesimo di millimetro) e non è stata generata attraverso il calore. Il rapporto dell'Enea riprende e conferma le analisi eseguite dai ricercatori dello STURP nel 1978:
"Sulla base dei risultati delle decine di misure effettuate, i ricercatori STURP conclusero che l’immagine corporea non è dipinta, né stampata, né ottenuta tramite riscaldamento".
Descrivendo gli esperimenti, gli scienziati parlano di aspetti della colorazione simil-sindonica ottenuti attraverso un irraggiamento di energia della durata di 50-100 miliardesimi di secondo. Gli scienziati ammettono che i risultati nulla hanno a che vedere con la generazione dell'intera immagine sindonica così come è, e per la quale occorrerebbe un irraggiamento immenso di energia, improvvisa come una vampata, che per intensità e durata dell'impulso dovrebbe avere una precisione tale da poter essere ottenuta solo con un sistema computerizzato di movimentazione micrometrica XY progettato ad hoc. Gli scienziati hanno dimostrato che con un "un brevissimo e intenso lampo di radiazione VUV" è possibile ottenere una similare colorazione del lino. Proprio in questo lampo di luce molti fedeli vedono l'impronta che la Resurrezione di Cristo ha lasciato sul Telo. E in merito alla colorazione, gli scienziati dell'Enea hanno attentamente documentato il lavoro svolto e il metodo, eseguendo delle prove su porzioni ridotte di tessuto, ma essi stessi hanno dichiarato che per poter interessare l'intera superficie della Sindone (oltre quattro metri per uno) bisognerebbe disporre di energia pari a 34.000 miliardi di watt: una quantità che secondo gli scienziati Enea «rende oggi impraticabile la riproduzione dell'intera immagine sindonica usando un singolo laser eccimero, poiché questa potenza non può essere prodotta da nessuna sorgente di luce VUV (radiazione ultravioletta nel vuoto) costruita fino a oggi». Il risultato della ricerca ha una incontestabile qualifica di serietà e validità, ed è chiaro:
"[...] fino ad oggi tutti i tentativi di riprodurre un’immagine su lino avente le medesime caratteristiche sono falliti. Alcuni ricercatori hanno ottenuto immagini aventi un aspetto simile all’immagine sindonica, ma nessuno è mai riuscito a riprodurre simultaneamente tutte le caratteristiche microscopiche e macroscopiche. In questo senso, l’origine dell’immagine sindonica è ancora sconosciuta".
E ancora, il testo prosegue con uno specifico riferimento alla controversa datazione al carbonio 14:
"[…] rende estremamente improbabile ottenere una immagine simil-sindonica tramite metodi chimici a contatto, sia in un moderno laboratorio, sia a maggior ragione da parte di un ipotetico falsario medioevale".
Forse i detrattori della Sindone adesso metteranno in discussione l'operato dell'Enea solo perché i risultati non hanno avvalorato le loro opposizioni? Cosa pensare del silenzio dei media di fronte a una scienza finalmente onesta? La verità è che la prudenza e la serietà dell'Enea in questa vicenda si è ben discostata da quella speculazione letteraria che pur di pubblicare qualcosa ha spesso annunciato «scoperte sconvolgenti» in merito alla Sindone, sfruttando l'onda emotiva e la devozione religiosa che circondano la reliquia. Il «mistero sindonico» fa vendere, fa ancora parlare, consente di infiocchettare le più disparate ipotesi: il Telo è stato associato all'ambiente dei templari, agli extraterrestri, si è detto che sarebbe stato dipinto da Leonardo da Vinci o addirittura da Giotto e innumerevoli sono stati i tentativi di imitarne le fattezze. Il moltiplicarsi poi di dichiarazioni e annunci, ha solo aggiunto equivoco su equivoco e ha aumentato per il pubblico la difficoltà di discernere tra la propaganda, l'opportunismo e la seria ricerca. Gli stessi esami condotti col carbonio 14, oggi evidentemente smentiti dalle ricerche dell'Enea, furono viziati da manipolazioni e violazioni del protocollo, e criticati sin dall'origine perché eseguiti su una parte di tessuto perimetrale di rammendo, avente delle proprietà chimiche limpidamente differenti rispetto al resto della Sindone e ampiamente contaminato dal calore del fuoco, dall'acqua e dagli effetti delle molte ostensioni.
Il chimico americano Raymond N. Rogers, del laboratorio di Los Alamos e riconosciuto a livello internazionale come uno dei massimi esperti in analisi termica, aveva già pubblicato uno studio (in inglese, disponibile qui) in qui sin dalle premesse affermava:
"L'osservazione spettrometrica del tessuto prelevato, unitamente alle analisi chimiche al microscopio, provano che il campione utilizzato per la radiodatazione non proviene dal tessuto originale della Sindone di Torino. Perciò la data emersa dall’esame al radiocarbonio non è da considerarsi valida per determinare la vera età della Sindone stessa".
E' il momento di guardare la Sindone con occhi nuovi, gli occhi della devozione. Dice Monsignor Ghiberti: «Le nuove tecnologie acquisite permetteranno di compiere esami e accertamenti non invasivi sul telo; ma, soprattutto, si dovrà prestare la massima attenzione al rigore e al rispetto delle procedure scientifiche: per evitare strumentalizzazioni e per rispettare il grande significato religioso ed ecclesiale che la Sindone ha per il popolo cristiano e per tutti quelli, anche non credenti, che in quel Volto vedono la testimonianza misteriosa di un amore senza fine».
Il dettagliato documento dell'Enea è disponibile cliccando qui.
Fonte: Enea, 30 Giorni, Osservatore Romano, La Stampa/Vatican Insider29/12/2011