Studio Sindone
Il nuovo sito di studio sulla Sindone: un fatto di ragione, non di fede
MESSAGGIO CIFRATO PER L'UOMO DEL 2000?
di Antonio Bonelli
Il conflitto tra fede e scienza, e tra fede e ragione,
è una delle più stupefacenti turlupinature della storia dell'umanità.
Sommario
- La "storia" e i suoi limiti nella vicenda della Sindone
- Cosa ci dice la "scienza"? - Prima Parte
- Cosa ci dice la "scienza"? - Seconda Parte
- Come si è formata quell'immagine già tanto straordinaria?
- "L'affare" della radiodatazione al carbonio 14
- Chi è l'uomo della Sindone?
- Discussione
Chi è l'uomo della Sindone?
La risposta più ovvia sarebbe - usiamo per il momento il condizionale -: Gesù Cristo. Ciò, perché le tracce della Passione che vi appaiono sono assolutamente coerenti con la Passione del Calvario, anzi coincidenti a tal punto che confina sul filo dell'irragionevole il sostenere la probabilità che la Sindone non abbia avvolto il corpo di Cristo, ma quello di uno sconosciuto, però anch'esso crocifisso allo stesso modo e alla stessa epoca:
1) Il lenzuolo utilizzato per avvolgere il corpo era fine, costoso, pregiato: in Israele un simile corredo funebre era riservato solo a persone di rango sociale elevato, certamente note e di cui difficilmente non avremmo avuto notizie storiche.
2) Prima di essere crocifisso, l’uomo della Sindone è stato flagellato con metodicità su tutta la superficie del corpo. Sono innegabili i tagli del tristemente noto flagellum taxillatum romano (fragrum). E' una concordanza che storicamente ci riportano solo i Vangeli.
3) Il capo dell’uomo della Sindone è stato incoronato, anzi più esattamente coperto da un cespuglio di spine posto sul capo come un casco e schiacciato in modo che le spine incidessero la carne e facessero sanguinare dappertutto. Ogni spina era uno schock elettrico. Sono evidenti su tutto il capo i segni delle ferite provocate dalla spine. Si tratta di una singolarità eccezionale e pressocché unica nella storia.
4) Il costato dell'uomo della Sindone è stato trafitto da una lancia: ciò risulta dall'estesa macchia di sangue e siero presente sul fianco destro. Si tratta di una peculiarità piuttosto inusuale per i crocifissi:
Fig. 9: l'evidenza del fiotto di sangue dal costato,
i segni sui capelli e nel resto del corpo
5) Le gambe dell’uomo della Sindone sono integre, mentre ai condannati venivano spesso spezzate le gambe per affrettarne la morte, che altrimenti sarebbe sopravvenuta dopo moltissime ore perlopiù per soffocamento. Il mancato crurifragium(13) è del tutto atipico nella prassi crucifissoria romana.
6) La forma dell'impronta sul Telo è coerente con le modalità di sepoltura ebraico-palestinese del I° secolo. Il corpo dell'uomo della Sindone fu rapidamente avvolto nel lenzuolo dopo il supplizio, altrimenti il sangue, che nel frattempo sarebbe coagulato, non avrebbe potuto impregnare il tessuto.
7) La Sindone non mostra alcuna traccia di liquidi e gas dovuti alla putrefazione. Tali segni sono prodotti dal corpo in decomposizione dopo circa 40 ore dalla morte; si deduce, medicalmente parlando, che il corpo disteso si è "separato" dal Telo poco prima di questo tempo, ma ad ogni modo dopo il tempo necessario affinché le macchie di sangue vi si imprimessero.
8) Il corpo dell'uomo della Sindone non è stato rimosso manualmente. Il quel caso le croste del sangue coagulato si sarebbero staccate in corrispondenza delle ferite a contatto col Telo, ma su di esso non vi è alcun segno di distacco o trascinamento.
Ora, sebbene questo sia un elenco sommario e incompleto delle coincidenze, è ragionevole ammettere che una o anche due di queste insieme possano aver riguardato anche altri sventurati "passati per lo straziante legno". Ma se ci spostiamo sul campo della matematica, è possibile negare che sia il Cristo dei Vangeli canonici sebbene tutte le coincidenze, tutte insieme, convergono su quanto negli stessi Vangeli è descritto?
Se è vero che l'ipotesi cristologica non potrà mai essere "dimostrata" direttamente, dal momento che le Scritture non ci forniscono elementi di identificazione di Cristo (oggi diremmo una foto segnaletica), la sua attendibilità dovrà al limite confrontarsi con l'infinitesima improbabilità di qualunque ipotesi alternativa. E allora, lasciamo parlare i numeri.
Il primo a porre la questione in cifre fu il francese Yves Delage (vedi Baima Bollone Sindone o no), un dichiarato e noto agnostico professore di biologia e anatomia comparata della Sorbona. Costui, rilevando le concordanze tra la Passione di Gesù descritta dai Vangeli e rappresentata dalle foto di Pia sull'uomo della Sindone, e quella classica inflitta dai Romani, dando a ognuna di esse un valore di prova calcolato con larghissimo difetto, e moltiplicando tra loro i singoli valori come richiede questo tipo di indagine, giunse alla conclusione che esiste una sola possibilità su dieci miliardi che l'effigie di Torino non sia quella del Cristo deposto. A titolo di aneddoto ricordo che quando il buonuomo espose i suoi dati all'Accademia delle Scienze di Francia, gli "Immortali" in feluca si sentirono oltraggiati e rifiutarono di metterne agli atti la relazione. Nel '72 un altro francese, l'ingegnere Paul de Gail (in Donovan), rifece a suo modo i calcoli: stavolta la probabilità divenne una su 225 miliardi. Nel '78 ci riprovarono gli americani dello STURP Stevenson e Habermans, e la probabilità scese a una contro 83 milioni. Ma nessuno di essi aveva tenuto conto delle variabili della monetina.
Fu Filas (citato in Stevenson e Habermas) a eseguire uno studio statistico basato sulle congruenze dei vari elementi compositivi della moneta sindonica - dimensione, contorni, rapporti reciproci del disegno, posizioni angolari - con quelli analoghi di un lituus sbagliato. Lo studio rivelò esserci una sola probabilità su un numero addirittura impronunciabile che le coincidenze riscontrate fossero frutto del caso...
Per Donovan, la probabilità era invece una su 282 milioni.
Ora, è sufficiente una sola possibilità contraria su miliardi (ma mettiamo anche "solo" milioni) a favore per invalidare un'ipotesi? Assolutamente no!
Note
(13) La rottura delle gambe veniva inflitta ai morituri per impedire loro di reggervisi in qualche modo. Con ciò veniva abbreviata l'agonia, e la morte interveniva per sfinimento e asfissia. L'evangelista Giovanni (19,31-33) scrive che subirono il crurifragium i due uomini crocifissi insieme a Gesù, mentre a Lui fu risparmiata perché trovato già morto dai soldati inviati al Calvario con quell'incarico.