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Studio Sindone

Il nuovo sito di studio sulla Sindone: un fatto di ragione, non di fede

MESSAGGIO CIFRATO PER L'UOMO DEL 2000?

di Antonio Bonelli

Il conflitto tra fede e scienza, e tra fede e ragione,
è una delle più stupefacenti turlupinature della storia dell'umanità.

Sommario


Discussione

Le posizioni critiche "sull'autenticità" della Sindone sono sostanzialmente di due tipi: il rifiuto e il possibilismo. Dopo le acquisizioni scientifiche di cui sopra, il rifiuto ha come unico argomento il pregiudizio o il partito preso, cioè l'anti-scienza per eccellenza. E in sede dialettica mancherebbe di quella razionalità elementare e di quelle ovvie regole della logica formale che non consentono di negare l'evidenza e di asserire l'assurdo, senza le quali regole una discussione in buona fede è impossibile.

Se anche una sola delle caratteristiche dell'immagine sindonica non può essere opera dell'uomo, ci si deve onestamente inchinare davanti al mistero del soprannaturale senza cercare altrove. Ebbene, di queste caratteristiche, come si è visto, ce ne sono almeno due: la negatività fotografica e il messaggio tridimensionale, è la scienza stessa a dircelo, non la fede. Anche a prescindere dalla negatività, tutte le ipotesi sulla genesi dell'immagine alternative a quella cristologica dovranno d'ora innanzi confrontarsi con la tridimensionalità, e se con essa incompatibili, essere onestamente, ma fermamente respinte. E a tutt'oggi, coloro che "negano" la Sindone si rifiutano di farlo.

Quanto al possibilismo, esso è l'atteggiamento per così dire ufficiale della Chiesa. Ma a questo punto delle indagini le riserve circa l'autenticità, ossia i "sarebbe" e i "potrebbe" che esprimono la sua tradizionale prudenza in affari del genere, e forse il suo timore riverenziale nei confronti della scienza, non hanno più senso. Perché è proprio la scienza con la esse maiuscola, non ci stanchiamo di ripeterlo, ad "autenticare" la Sindone quando si dichiara impotente davanti al mistero di quella immagine. Se poi essa riuscirà a disvelare in futuro ciò che oggi non è in grado di fare - un'evenienza implicitamente adombra dal documento conclusivo dello STURP - si dirà umilmente: abbiamo sbagliato.

Ma fino allora...

Qui, il discorso si conclude.
In sospeso rimane solo l'accennata, singolare analogia che lega in qualche modo la vicenda della Sindone di Torino a quella della Stele di Rosetta. Come "la lettura" della Sindone ha fatto rivivere dopo due millenni il volto di Cristo, così ha fatto quella dei geroglifici scolpiti nel suo nero basalto per l'esoterico mondo dei Faraoni. Questa impresa invero portentosa porta il nome di un autentico genio, il non ancora trentenne Champollion de Figeac. Ma l'analogia si ferma qui. Infatti Champollion scoprì nel 1820 in quella stele ciò che vi avrebbe scoperto due o magari dieci secoli prima se il loro incontro fosse avvenuto allora, dal momento che gli unici ingredienti necessari erano il suo talento e la sua smisurata cultura. Diverso è il caso del Sudario di Torino. Nessuno Champollion, nessun Leonardo da Vinci, nessun Pico della Mirandola e nessun Einstein vissuti prima di questo secolo vi avrebbe scoperto le stigmate della soprannaturalità, in quanto le tecniche e gli strumenti d'indagine all'uopo - dalla fotografia all'elaborazione computerizzata dell'immagine - non erano stati ancora inventati. Questo ci porta a chiederci pensosamente se il mistero racchiuso nell'immagine di Torino non sia stato fin dall'inizio destinato all'homo informaticus del 2000, l'unico in grado di decodificarlo con la moderna tecnologia. Se così fosse, ci troveremmo di fronte a nuove sfide e nuove ipotesi di lavoro, ma ben diverse da quelle del passato.

La flagellazione dle Cristo, dal film 'La Passione di Cristo'

Fig. 10: la raffigurazione della flagellazione del Cristo eseguita da due soldati con il flagrum
(Fonte: fotogramma tratto dal film "La Passione di Cristo")